Uzbekistan, sulla Via della Seta
Uzbekistan, in Asia Centrale, ex repubblica sovietica: un Paese straordinario, noto per le sue splendide moschee, i mausolei e i luoghi legati alla Via della Seta, l’antica rotta commerciale che collegava la Cina al Mar Mediterraneo.
Gli Uzbechi sono un popolo di origine turca professanti la religione musulmana sunnita. Secondo alcuni il nome Uzbekistan deriverebbe da Uzbek Khan, (1282 – 1342), capo dell’Orda d’Oro e fautore della loro conversione all’Islam. Secondo altri, invece, il nome deriverebbe da una parola turca che significa “il popolo dei Nobili”. Nel paese esistono rilevanti minoranze di Tagiki (20%), Kirghizi (13%), e Turcomanni (13%). Nel Paese la presenza cattolica è costituita da cinque parrocchie distribuite tra Tashkent, Samarcanda, Bukhara, Urgench e Fergana, tra le città più importanti.
Tra miti e leggende che hanno fatto conoscere l’Uzbekistan, spiccano i nomi di Alessandro il Grande, Marco Polo e Gengis Khan, oltre a Tamerlano: tutti passarono per la Via della Seta rendendolo il Paese più ricco di storia fra tutte le repubbliche dell’Asia Centrale, dove sorgono alcune tra le città più antiche del mondo, oltre a panorami incantevoli con pianure desertiche e oasi, bacini e montagne.
E insieme alle merci, in quell’epoca, viaggiavano religioni, culture, filosofie, cibi; gli uomini trasportavano idee, si scambiavano esperienze, mescolavano saperi.
L’Uzbekistan che ammiriamo oggi è il frutto delle opere degli architetti di cui gli antichi conquistatori vollero circondarsi, affinché valorizzassero la propria grandezza.
Nella sola Bukhara, 400 monumenti sono stati definiti da Unesco Patrimonio dell’Umanità. Il mausoleo di Ismail Samani, completato nel 905 d.C., ha muratura in terracotta: col passare delle ore e l’allungarsi delle ombre, si crea l’effetto ottico di una forma che muta. In realtà le sue mura sono molto resistenti; spesse due metri, sono sopravvissute undici secoli senza restauri. Il mausoleo è all’interno dell’omonimo parco, con i tratti rimasti delle mura cittadine, 2 km rispetto ai 12 di un tempo.
Bukhara è un gioiello, con la sacra moschea Maghoki-Attar, e il minareto Kalon, che all’epoca era il più alto dell’Asia Centrale e che per questo suo potere venne risparmiato dalla furia devastatrice di Gengis Khan.
Tra le più straordinarie città del Paese, Samarcanda, a 710 metri di altitudine: già prospera nel V sec. a.C. sotto il dominio persiano a cui pose termine il macedone Alessandro, ne era il principale caravanserraglio e divenne splendida quando assunse al ruolo di capitale dell’impero di Tamerlano, spietato, ma anche attivo mecenate dell’arte e della cultura, facendole assumere un ruolo egemone in tutta l’Asia centrale
Il suo centro storico è rimasto immutato sin dai tempi della fondazione, compresa la sua magica atmosfera, con le madrese dalle cupole di maiolica, le moschee dai minareti azzurri, i mausolei e le tombe, mentre il frenetico bazar costituisce un museo etnico dal vivo.
moschea Maghoki-Attar.
A Samarcanda, piazza Registan rappresenta l’apoteosi dell’arte islamica, ai cui restauri hanno collaborato archeologi delle Università di Bologna e Ravenna: Registan, da cui la piazza prende il nome, è un complesso di madrase con una profusione di maioliche e mosaici azzurri: la più antica risale al 1420 ed è dedicata a Ulughbek, più famoso come astronomo che come sovrano, cui si aggiungono la madrasa di Sher Dor, decorata con felini a dispetto del divieto islamico di raffigurare esseri viventi, e la secentesca madrasa di Tilla-Kari, rivestita d’oro. La città ha una risonanza mitica pari a quella di Atlantide: passò da un impero all’altro, più o meno ogni due secoli e venne rasa al suolo da Gengis Khan nel 1220, ma nel 1370 Tamerlano la scelse come capitale del suo impero e la fece sbocciare.
Khiva, che una leggenda vuole sia stata fondata quando Sem, figlio di Noè, scavò un pozzo in questa zona, che la gente chiamò Kheivak, è ancora avvolta dalle mura in fango del XVIII secolo: proteggono la fortezza-residenza dei sovrani Kukhna Ark, con la moschea estiva in piastrelle bianche e blu e dalla copertura rossa arancione e oro; con la zecca, ora museo dove le banconote venivano stampate su seta; con la sala del trono e il bastione Oq Shihbobo da cui si gode il panorama.
Da visitare a Khiva anche il caravanserraglio di Alloquli Khan, (che risale all’Ottocento, periodo di massimo splendore della città); il bazar, dove trovare ceramiche a poco prezzo; il minareto Islom-Huja, con i suoi 118 scalini che conducono ad ammirare il deserto di Karakum.
Famosa nel mondo per le sue moschee e il ricco artigianato specializzato nella produzione di tappeti è Bukhara, antica città carovaniera dal fastoso passato. Da vedere, tra le altre cose, il suo Bazar, diviso per categorie artigianali. Senza dimenticare il suol centro storico, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO per i suoi oltre 140 edifici di inestimabile valore artistico e culturale
E poi, Tashkent, in Usbeco Toshkent, una sterminata metropoli abitata da più di 2 milioni di persone, capitale del Paese dal 1991.
Dal punto di vista geografico la città è sorta in un’oasi irrorata dai fiumi Keles e Circik, dai paesaggi particolarmente belli e da sempre culla di culture. Una città ricca di interessanti musei tutti da scoprire, sebbene sia tra le città uzbeke quella che più ha subito l’influenza stilistica sovietica. Nonostante questo, è riuscita a mantenere inalterate numerose testimonianze della lunga storia che l’ha vista protagonista per 2000 anni. Da non perdere in una visita alla città, anche il Museo delle Belle Arti, che ospita una meravigliosa collezione di opere d’arte del Turkestan realizzate prima dell’inizio dell’occupazione russa, tra cui spiccano statue buddiste realizzate più di mille anni fa
Un tour dell’Uzbekistan potrebbe iniziare quindi proprio da Tashkent, il cui nome significa “fortezza di pietra” ed è proprio qui che si può ammirare il Corano più antico del mondo.
Tra le altre città, una tappa può essere a Nukus, per scoprire il Museo Savitsky, che custodisce un’impressionante collezione di opere di avanguardia russa, salvate dalla censura delle autorità sovietiche
E chiudiamo questo nostro viaggio in Uzbekistan con la Valle di Fergana, con le città di Margilan e la sua fabbrica di seta; Kokhand, Fergana city e Andijan, considerate il vero cuore pulsante dell’Uzbekistan.
Due, i periodi ideali per un viaggio in Uzbekistan, il primo da metà aprile all’inizio di giugno e il secondo adesso, dall’inizio di settembre a metà ottobre.
L’abbigliamento deve essere pratico e leggero, senza scordarsi qualcosa di pesante per la sera: quindi scarpe comode e sandali, cappello e creme solari.