Nei templi d’Oriente
A Kyoto, capitale del Giappone per più di mille anni, il tempo sembra essersi fermato: qui, fra antiche stradine ed edifici in legno, si possono fare incontri piacevoli ed inattesi, quasi delle apparizioni, come quelli con le geishe e le maiko, avvolte nei loro kimono tradizionali.
Ma Kyoto è anche conosciuta come “la città dai mille templi”, il più celebre dei quali è il Tempio Kiyomizu, un complesso di numerosi templi ed edifici costruiti nell’arco di diversi secoli.
Ed è proprio in questo luogo che da oltre 1000 anni, i pellegrini bevono l’acqua della sorgente sacra che scorre all’interno del complesso e recitano le loro preghiere di fronte all’effigie di Kannon, divinità di grande misericordia e compassione: i fedeli sostano di fronte alla statua per indirizzarle i loro ringraziamenti e la gratitudine per la vita e per le persone che si hanno accanto.
Poco distante si trova anche il Jishu-jinja, un santuario scintoista dedicato all’amore e al matrimonio: chi viene qui spera ottenere una benedizione che lo aiuti a trovare l’anima gemella, risolvere i problemi di un amore non corrisposto, sposarsi a breve o avere dei figli.
Il rito più famoso è quello della “pietra di divinazione dell’amore“: i fedeli che desiderano trovare l’amore devono camminare ad occhi chiusi fra due pietre del periodo Jomon, distanti fra loro una decina di metri. Chi sarà in grado di camminare da una pietra all’altra ad occhi chiusi realizzerà i propri desideri romantici.
Seimila chilometri più ad Occidente, l’India offre un crogiuolo di religioni che convivono una accanto all’altra, nel rispetto e nella tolleranza reciproca: è qui che sono nate 4 delle principali religioni del mondo, buddhismo, giainismo, induismo e sikhismo, ma c’è spazio anche per religioni minoritarie provenienti da altre culture e altre latitudini, come l’islamismo e il cristianesimo.
Ovunque si trovano templi, moschee, monasteri e santuari, ma pochi hanno il fascino del Tempio Jagdish di Udaipur, un maestoso tempio indù costruito nel XVII secolo e dedicato al dio Visnù. Interamente scolpito, ha una struttura a montagna, fatta di sale e piani sovrapposti e i fedeli vi si recano per recitare le scritture e cantare gli inni devozionali, portare le offerte per la divinità e meditare: l’edificio, a differenza di quanto accade in altre religioni, non è infatti un luogo chiuso, bensì luogo di scambio e di aggregazione.
Il tempio giainista di Ranakpur, vicino ai monti Aravalli, è invece dedicato ad Adinatha, uno dei 24 profeti del giainismo, religione che prevede il vegetarianesimo, (tendente al veganesimo), e il rifiuto di ogni forma di violenza su tutti gli esseri viventi.
L’edificio, con le sue 4 facciate, le ricchissime decorazioni e le torri, è interamente costruito in marmo ed è sostenuto da 1.444 colonne scolpite, una sorta di foresta di pilastri uno diverso dall’altro: quando il sole illumina le superfici lavorate, l’edificio si accende e scintilla come se fosse fatto di cristalli colorati. All’interno i monaci si dedicano alla meditazione, alla preghiera o alla preparazione della pasta di sandalo che serve per i tilaka, i caratteristici segni colorati con cui i fedeli si decorano la fronte.
Nella capitale, Delhi, si trovano invece la Jama Masjid, una delle più celebri moschee dell’India, che durante la preghiera del venerdì può ospitare fino a 25.000 fedeli, e il Gurudwara, uno dei principali templi del culto Sikh.
All’interno dell’edificio, sormontato da una cupola dorata, si muovono ogni giorno 30.000 pellegrini, in un brulicare colorato, ma mai caotico: qui si prega, si canta, si mangia in un’atmosfera di condivisione e contemplazione quasi commovente.
Chiunque è ammesso all’interno del tempio, purché si presenti scalzo e a capo coperto, in segno di rispetto.