Venezia: patrimonio culturale a rischio
di Marta Soligo.
Leggendo le notizie riguardanti i recenti avvenimenti di Venezia, da sociologa che si occupa di turismo e cultura, non ho potuto evitare di riflettere sul tema della memoria collettiva. Quando assistiamo al danneggiamento di beni culturali, infatti, ci rendiamo conto che non siamo davanti alla distruzione di semplici edifici o oggetti, poiché stiamo parlando di artefatti che fanno parte della nostra identità e che appartengono alla memoria della società in cui viviamo. “Venezia è un orgoglio di tutta l’Italia, è un patrimonio di tutti, unico al mondo” ha dichiarato Luigi Brugnaro, sindaco del capoluogo veneto. Ed è proprio su questa idea di patrimonio collettivo che è importante riflettere. Perché al di là delle perdite economiche in termini di calo dei flussi turistici, c’è qualcosa che sembra essere ancora più grave. Negli ultimi giorni, infatti, abbiamo capito che i danni al patrimonio culturale veneziano rappresentano una ferita che non riguarda solo Venezia ed i suoi abitanti.
La precaria situazione della Basilica di San Marco è un caso di studio tanto doloroso quanto importante in questo senso. Conversando con Josiah R. Kidwell, ricercatore ed insegnante specializzato in sociologia della religione presso la University of Nevada, Las Vegas, si comprende come questa attrazione religiosa abbia un significato particolare, anche al di fuori dei confini italiani. “Tutto il mondo conosce Venezia come attrazione turistica – ha spiegato l’esperto – e a volte anche come uno dei simboli dell’Occidente. Ma proviamo a pensare alla cosiddetta cultura materiale nel caso della Basilica di San Marco. Riflettiamo soprattutto sulle reliquie di San Marco in essa contenute, che furono trasportate da Alessandria d’Egitto a Venezia nell’827. Siamo di fronte ad un avvenimento che contribuì alla creazione di un’identità unica per Venezia, che fino ad allora non vantava la popolarità di altri luoghi, come per esempio Roma. Da qui capiamo il fondamentale ruolo di queste reliquie, soprattutto se guardiamo oltre l’Italia e la cultura occidentale. Ancora oggi la basilica rappresenta un importante luogo per la Chiesa ortodossa orientale e copta”.
Kidwell ha rivolto un pensiero anche ad una delle attrazioni preferite dai turisti, i famosi quattro cavalli di bronzo custoditi nella basilica: “le statue vennero trasportate da Costantinopoli a Venezia, contribuendo all’affermazione di Venezia come importantissimo centro culturale. Anche in questo caso, assistiamo ad un incontro tra diverse culture e religioni. E quando un patrimonio di tale valore viene colpito come sta accadendo in questi giorni, ci rendiamo ulteriormente conto di quanto esso sia importante”. Affrontando l’argomento dell’acqua alta a Venezia, diventa impossibile non parlare delle ricerche svolte negli ultimi anni nel settore della sociologia ambientale. Si tratta di studi che dimostrano come i cambiamenti climatici provochino effetti negativi non solo sull’ambiente fisico ma anche in termini di mutamenti sociali. Kidwell dichiara: “quanto sta succedendo a Venezia porta alla mente gli studi in sociologia ambientale legati al cambiamento climatico. Un fattore che non ha solo conseguenze sulla qualità della vita ma anche sul patrimonio culturale. Ed in questo caso, il patrimonio culturale è un importante punto di unione tra la tradizione occidentale e quella orientale”.
Il problema è che l’acqua alta a Venezia rappresenta solo uno dei tanti campanelli d’allarme in una città che da anni è al centro di infiniti dibattiti legati alla sostenibilità. Analizzando il mercato dei viaggi nel capoluogo veneto, per esempio, sempre più studiosi dedicano una particolare attenzione alla problematica dell’overtourism che letteralmente significa “troppo turismo”. Si tratta di una situazione che, a detta della comunità locale, non è più sostenibile. Per non parlare della presenza delle imponenti navi da crociera in Laguna, che si stanno dimostrando più dannose che remunerative. E’ difficile non farsi delle domande sul futuro turistico della città, anche se sappiamo che passerà molto tempo prima di avere delle risposte. Le immagini che si vedono in televisione non promettono giorni felici per i residenti, soprattutto i piccoli imprenditori che operano nel turismo.
Marta Soligo insegna Sociologia del turismo e del tempo libero alla facoltà di Sociologia all’Università del Nevada, a Las Vegas. Collabora con l’Università di Bergamo come ricercatrice nel campo degli studi culturali. Laureata in Pianificazione e gestione dei sistemi turistici presso l’Università di Bergamo. Nel 2013 è stata invitata come studiosa dall’Università della California per indagare sulla creazione di spazi turistici e fenomeni collegati all’industria di Hollywood. Ha presentato il suo lavoro accademico in conferenze organizzate dall’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite) e dal Consiglio internazionale dei musei.