Il Bangladesh dal Brahmaputra

Il Bangladesh, un Paese tristemente famoso per la povertà e le calamità naturali che lo colpiscono, ma non altrettanto noto per le sue straordinarie bellezze naturali, per i siti archeologici  dimenticati e per le genuine popolazioni che lo abitano e che non sono ancora contaminate dal turismo.
Questo straordinario viaggio precede anche una significativa componente di navigazione, (5 giorni), sul Brahmaputra, una “crociera”, per così dire, che si spinge nel cuore più intimo e profondo della terra del Bengala.
Le aree del nord del Paese sono assolutamente sconosciute e offrono immense opportunità di grandi incontri e forti emozioni.
Il misterioso e affascinante Tempio di Kantanagar, capolavoro dell’arte bengalese, con le sue raffinate decorazioni in formelle di terracotta; la minoranza etnica degli Oraun, che rappresenta una realtà antropologica e umana estremamente interessante; l’antica città fantasma di Sonargaon e tanto altro ancora.
Un’esperienza di viaggio davvero unica, volta anche a sostenere un progetto umanitario a favore delle ultime tribù adivasi. Il Bangladesh è sicuramente uno dei Paesi meno conosciuti e più interessanti del continente asiatico.
Si tratta di un viaggio di 16 giorni, con partenza prevista il prossimo 15 febbraio e proposto dall’operatore “I viaggi di Maurizio Levi”, ad un costo che parte da 3.650 euro con un massimo di 12 partecipanti e con accompagnatore dall’Italia.
Tra le tappe previste, oltre a Dhaka, punto di partenza per la scoperta del Paese asiatico, ad iniziare dal locale mercato popolare di Huttara, di forte impatto visivo e fotografico, che permette di assistere ad un vivido spaccato di vita della grande megalopoli.

Nella serata dello stesso giorno, visita degli insediamenti lungo la ferrovia dove vivono e dormono i rickshaw-walla, i conduttori di ciclo-rickshaw, il mezzo di trasporto più comune della capitale, per cercare di capire le dinamiche che hanno portato 300.000 persone dai villaggi alla città, alla ricerca di un lavoro per sopravvivere.
Ovunque un’umanità incredibile e coloratissima che si bagna, mangia, si riposa, in attesa di attraversare il fiume che divide in due la città con le tipiche imbarcazioni locali.
Finalmente si parte, verso nord-ovest, lungo una strada molto trafficata e pullulante di scene di vita quotidiana: il Bangladesh ha una superficie pari ai 2/3 di quella dell’Italia, ma conta una popolazione di 140 milioni di abitanti.
Ed è nel corso del quarto giorno di viaggio che si ha il primo incontro con il Brahmaputra, localmente chiamato Jamuna: lo si attraversa da una riva all’altra lungo il grande ponte che rappresenta l’unica via di collegamento stradale tra l’Est e l’Ovest del Paese.
Si procede decisamente verso nord fino al villaggio della minoranza etnica Oraun di Boldipukur, nel distretto di Rangpur, per un incontro con la minoranza etnica che conta la sua più numerosa comunità nelle aree del distretto di Rangpur.
Secondo le stime più recenti si tratta di 6.000/7.000 individui in tutto il Bangladesh. Vivono in piccoli villaggi di 15/30 famiglie e come gli altri gruppi adivasi hanno una propria lingua e proprie tradizioni. Le loro case sono generalmente costruite con fango, bambù e fibre vegetali. Hanno utensili arcaici e vivono di agricoltura anche se non disdegnano la caccia, in cui sono molto abili. Si tratta di realtà essenziali che vivono sotto l’egida di un capo villaggio a cui la comunità locale fa riferimento. Le donne vestono il sari e gli uomini il longyi (come in Birmania). Le loro danze sono molto particolari e al ritmo di tamburi si snodano in serpentoni umani.

Il viaggio continua alla scoperta di realtà locali, straordinarie e uniche, come ad esempio il mercato del pesce secco di Saidpu, tra i più grandi del sub-continente indiano.
E a seguire, Dinajpur e i suoi templi hindu.
E ancora, Kantanagar e Boldipukur, quest’ultima una vera e propria meraviglia dell’arte religiosa.
Senza dimenticare la visita del magnifico tempio di Kantanagar, una delle meraviglie artistiche del Bangladesh: costruito nel 1752, si distingue per le raffinate decorazioni in formelle di terracotta con motivi figurativi e floreali.
Finalmente, il fiume, con l’imbarco sulle tipiche imbarcazioni in legno attrezzate per la navigazione del Brahmaputra.

Il Brahmaputra nasce nel Tibet sud-occidentale, nei pressi del Monte Kailash, dove prende il nome Tsangpo Yarlung, e scorre verso est, lungo il versante settentrionale dell’Himalaya, in territorio cinese. Dopo avere aggirato la catena himalayana piega bruscamente a sud e con il nome di Brahmaputra, “Figlio di Brahma”, attraversa gli stati indiani dell’Arunachal Pradesh e dell’Assam. Quindi entra nel Bangladesh, dove confluisce nel Delta del Gange, per sfociare nel Golfo del Bengala.
Dopo aver fatto conoscenza con i barcaioli e con il cuoco, si inizia la discesa del fiume verso sud con tre imbarcazioni, ognuna delle quali è lunga 17 metri e presenta una solida copertura in bambù nella parte centrale, larga circa 6 metri.
La barca n°1, la barca madre, è dotata di una cucina, di uno spazio per mangiare e eventualmente fare salotto, di un piccolo bagno con doccia, lavandino e water e di uno spazio notte con 2 letti. La barca n°2 è dotata di 2 spazi notte con 2 letti ciascuno e di uno spazio per la cambusa. La barca n°3 è dotata di 3 spazi notte con 2 letti ciascuno. Il bagno è unico e durante la navigazione le barche si accostano per consentirne l’utilizzo a tutti i partecipanti.
L’acqua del Brahmaputra non è inquinata e non è fredda, pertanto è molto piacevole fare il bagno nel fiume. Gli spazi notte, semplici ed essenziali, sono separati da tende in tessuto o stuoie in bambù, i letti sono singoli, comodi e dotati di lenzuola. E’ previsto un bravo cuoco in grado di preparare pietanze adattate ai gusti occidentali.
Le giornate di navigazione proseguono tra isole sabbiose, pescatori, gente al lavoro nei campi, bufali, villaggi… e mille altre sorprese che solo il Brahmaputra sa regalare.
Ed è come tornare indietro nel tempo, viaggiando in un’area ancora sconosciuta e incontaminata.
Una volta tornati a Dhaka, si visita il bazar e l’adiacente slum di Kauran, un insediamento umano di grande povertà, per scoprire i meccanismi che regolano la vita in queste realtà al limite della sopravvivenza umana, condizioni in cui vivono milioni di esseri umani in Bangladesh.
Si tratta sicuramente una delle esperienze più forti del viaggio: nello slum non si corre alcun pericolo e la gente è molto contenta di ricevere visitatori.
E infine, il  sedicesimo giorno di questo straordinario viaggio, si riparte per fare rientro a casa.
Info:
I viaggi di Maurizio Levi
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