Lanzarote: l’isola che non ti aspetti
Devo ammetterlo: la prima volta che sono partita per Lanzarote mi aspettavo un’isola piena di locali, grandi alberghi, bar sulla spiaggia, gruppi di turisti chiassosi … insomma non proprio il mio ideale di viaggio. E invece, al mio arrivo, le aspettative sono state, fortunatamente, disattese e ho scoperto un luogo incantato, dove torno ogni volta che ne ho la possibilità. Devo ammetterlo, quest’isola è il mio luogo del cuore.
Arrivando, dopo 4 ore di volo dall’aeroporto di Bergamo, in mezzo all’oceano, nascosta tra qualche nuvola, si svela un’isola dai colori caldi, ricoperta da vulcani: perchè come sappiamo Lanzarote, così come tutte le isole Canarie, è di origine vulcaniche. E credetemi, di vulcani ce ne sono davvero tanti.
Uscita dall’aeroporto mi sono diretta nella parte nord-ovest dell’isola, con destinazione Caleta de Famara lasciandomi alle spalle Arrecife, la cittadina più mondana e turistica dell’isola, nonchè il capoluogo dalla seconda metà del XIX secolo.
Il paesaggio cambia man mano che ci si allontana dalla città: i complessi residenziali lasciano posto a piccoli villaggi, tutti rigorosamente di color bianco con le finestre verdi, blu o marroni, a seconda del paese che si incontra. La strada attraversa spettacolari panorami vulcanici e, una curva dopo l’altra, ci si trova ad ammirare un paesaggio mozzafiato: il Risco, il massiccio più alto dell’isola (670 metri), che domina la famosa spiaggia di Famara, zona protetta in quanto parte della riserva della Biosfera.
Sembra un paesaggio uscito dal libro di una storia di pirati, che poi Lanzarote è stata davvero per anni l’isola dei pirati: un paesaggio che incanta e toglie il respiro. Arrivati a Caleta de Famara si viene catapultati in un mondo estremamente lontano da quello a cui siamo abituati, pochissime automobili, casette basse e bianche, piccoli bar e “ristoranti” con sedie e tavoli sulla strada dove poter gustare qualche tipica tapas e bere una fresca cerveza, strade riempite di sabbia dal vento che soffia costantemente sull’isola, surfisti che già con indosso la muta, tavola in spalla, si avviano verso la famosa spiaggia di Famara. Ed è qui che appena arrivata mi sono “persa”: il moto perpetuo delle onde del mare, i surfisti che vengono trasporati sulle loro colorate tavole da surf, l’isola de la Graciosa che si staglia sullo sfondo, hanno il potere di svuotare la mente di chiunque e riportarlo ad un primordiale contatto con la natura.
La natura qui domina su tutto: visitare quest’isola in mezzo all’oceano Atlantico significa vivere in simbiosi con la natura rispettandone i tempi, la maestosità, gli spazi. Qui i bambini vanno “a caccia” di granchi in mezzo agli scogli, cercano gechi ai pendii dei vulcani, costruiscono fortini con sabbia e rami secchi. Giocano a pallone liberi nelle strade del piccolo paese di Famara, imparano a surfare e a seguire i sentieri sulla costa o verso i vulcani. Il tutto avvolto da un rigenerante silenzio.
Josè Saramago, Quaderni di Lanzarote
Torniamo al Risco, il più alto massiccio dell’isola di cui vi ho parlato all’inizio. Osservandolo dal basso si respira a pieno tutta la sua maestosità e camminando alle sue pendici, dal lato di Famara, si pùò godere di un’aerosol naturale. Ma la cosa ancora più eccitante è raggiungere la sua sommita, a piedi naturalmente, attraverso più sentieri non certamente adatti a chi soffre di vertigini. Una camminata impegnativa da fare esclusivamente nelle prime ore del giorno e quando non c’è troppo vento; passo dopo passo si respira tutta la sua potenza, la sua maestosità silenziosa fino a raggiungere la cima da dove è possibile ammirare un panorama che mai più vi scorderete. Nessuna fotografia rende giustizia a quello che si prova sporgendosi da qui. Mare, terra vulcanica, vulcani e paesini. Una tavolozza di colori pastello dove prevalgono le tonalità del marrone interrotto solo dal bianco dei villaggi e dall’azzurro intenso del cielo e del mare.
Ho alloggiato in una delle tipiche case canarie, nulla di extra lusso, ma la mia casetta era dotata di un oggetto unico e curiso: una scaletta da barca in acciaio per salire sul suo tetto piatto ed ammirare il panorama. I miei figli sono letteralmente impazziti per questo. Dai dite la verità: quando mai vi è capitato di svegliarvi, aprire le finestre e, ancora in pigiama, salire sul tetto ed iniziare la giornata con il rumore del mare in sottofondo, il sole che ti scalda le ossa e il vento che ti scompiglia i capelli? Lo so. Mai. Nulla di pericoloso, tranquilli.
In questa zona dell’isola, popolata per lo più da locali e surfisti, non ci sono alberghi ma solo case in affitto tra cui alcune molto belle.
In questa zona dell’isola, sicuramente la più selvaggia, c’è qualche ristorante ma la gente del posto ha l’abitudine di mangiare nei teleclub, una sorta di bar-ristoranti dove servono pesce fresco portato in giornata dai pescatori locali. Il tutto accompagnato da una vaso de vino tinto, necessariamente autoctono, o da una cervecita e da un piattino di pane all’aglio servito con mojos e papas arrugadas. Ottimi sono i famosi gambas de La Santa: piccoli gamberetti freschi che si trovano solo se è stata possibile l’uscita in mare di piccoli pescherecci. In caso di mare in burrasca dimenticateveli. Quindi se li volete mangiare, prima controllate le onde.
Il Parco Nazionale del Timanfaya così come la Cueva de Los Verdes sono attrazioni turistiche naturali: qui i turisti affluiscono da tutte le parti dell’isola ma vi garantisco che quando sarete sotto terra tra le gallerie scavate dalla lava nel corso delle varie eruzioni o in cima al parco nazionale del Timanfaya non vi renderete più conto delle persone ma sarete completamente rapiti dalla natura. La Cueva de Los Verdes ha qualcosa di magico: è uno dei tratti del gran tubo lavico derivante dall’eruzione del vulcano Monte Corona. Qui si è letteralmente avvolti dalla potenza della natura, è palpabile la forza con cui la lava ha scavato queste gallerie. Un’esperienza da non perdere, a meno che non si soffra di claustrofobia. Le gallerie visitabili sono due e nella più grande è ospitato un auditorium nel quale si tengono concerti di pianoforte.
Il Parco Nazionale del Timanfaya non ha bisogno di presentazioni: è un luogo immenso, che occupa una gran parte dell’isola. All’interno delle distese di lava è stata costruita una strettissima strada che è percorribile solo salendo a bordo di uno dei tanti autobus del Parco. Dai finestrini è possibile ammirare la lava da vicino, sentirne il calore che trasmette e stupirsi dei suoi tanti colori.
Lanzarote è davvero un’isola affascinante, avvolgente, icredibile, magica. Lanzarote è energia pura. Lanzarote è il mio posto del cuore.