Cilento e Dieta Mediterranea
Verso la fine della seconda guerra mondiale, il fisiologo Ancel Keys sbarcato al seguito dell’esercito americano sulle coste tirreniche campane, nel Cilento, nella zona di Paestum, in provincia di Salerno, scoprì quello che per lui era uno sconosciuto regime alimentare, fatto di pane, pasta, verdure, legumi, olio d’oliva e solo in misura minore di pesce e carne – quello che oggi chiamiamo “Dieta Mediterranea” – che ritenne, successivamente, dopo lunghi studi, la miglior medicina contro le malattie cardiovascolari, l’arteriosclerosi e il diabete.
Oggi, a distanza di tanti anni da allora, poco o nulla è cambiato: un viaggio nel Cilento, un’area montuosa che si affaccia sul Tirreno, nella zona meridionale della Campania, già dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, non è infatti solo mare e sole, ma anche andare alla scoperta di un percorso sensoriale delle origini della tipica alimentazione del sud Italia, indietro nei secoli, dai pescatori greci che colonizzarono questo lembo di terra, ai monaci orientali esperti di orticoltura, sino ai campani di oggi,
E’ in questo contesto che nasce il progetto enogastronomico e culturale “Il Cilento dalla costa al crinale” promosso dall’Associazione Flag Cilento Mare Blu – nata dalla collaborazione tra il Gruppo di Azione locale Cilento Regeneratio, l’Associazione ambientalista Fare Ambiente e i Comuni di Agropoli, Casal Velino, Castellabate, Montecorice, San Mauro Cilento e Pollica.
Intenzione dei promotori è di far riscoprire la ricchezza enogastronomica, paesaggistica e culturale del territorio cilentano, tutta quell’area fatta di piccoli paesi costieri e collinari che parte da Capaccio Paestum, passa per l’antica Elea e termina a Novi Velia, che ha segnato la nascita di questo stile alimentare diventato, nove anni fa, patrimonio immateriale dell’Unesco.
“Il nostro progetto – spiega Mauro Inverso, Presidente dell’Associazione Flag Cilento Mare Blu – specialmente in questo momento in cui sentiamo il bisogno di riscoprire il territorio italiano, si propone di integrare l’anima costiera del Cilento con quella del crinale, raccontando tutti quegli usi e quei costumi che, nel corso degli anni, hanno dato vita alla dieta mediterranea, quella particolare tradizione alimentare che ancora oggi ci invidiano in tutto il mondo”.
I percorsi eno-agroalimentari, infatti, oltre a ‘raccontare’ la storia dei territori, raccontano anche quella dei prodotti: e tra tante storie, ecco quella dei saraceni, pionieri delle produzioni delle celebri mozzarelle di bufala, che intorno al XII Secolo stanziarono nell’area di Poseidonia – diventata poi Paestum – allevando le prime bufale che nei terreni fangosi trovarono il proprio habitat ideale.
E che dire poi della sapienza dei monaci, che utilizzarono sempre il latte di bufala per la produzione dei formaggi, migliorando anche la produzione delle mozzarelle di bufala secondo un protocollo seguito ancora oggi.
E in questo territori arrivarono anche i coloni greci i quali, dopo aver fondato le due città di Elea e Poseidonia, migliorarono la coltivazione dell’ulivo per la produzione dell’olio, l’elemento principale di quella conosciuta oggi come la dieta mediterranea, un olio che oltre a produrre effetti benefici sull’organismo, esalta il sapore dei cibi.
Pochi poi sono a conoscenza che è proprio da questo territorio che arriva uno dei carciofi Doc, il carciofo di Paestum.
In realtà si tratta della trasformazione del carciofo romano, che grazie alle particolari caratteristiche del terreno, ha assunto una fisionomia talmente particolare da essere ribattezzato come il carciofo tondo di Paestum; a più di cent’anni dalla sua introduzione, infatti, questa particolare carciofo è diventato una vera e propria icona del territorio, rendendosi elemento fondamentale del ricettario tipico cilentano.
I capolini di questo carciofo hanno forma subsferica, compatta, con foro all’apice: si presentano di colore verde, con sfumatura violetto-rosacea e sono privi di spine: l’interno è di sapore particolarmente gustoso, ma al tempo stesso delicato.
Ecco allora perché i percorsi proposti da Flag Cilento Mare Blu, infatti, oltre a rivelare le origini di molti dei prodotti tipici locali, tracciano anche una storia fatta di ruralità, di esperienze tramandate di generazione in generazione, di prodotti di alta qualità, ma anche di consapevolezza alimentare: non a caso, infatti, era di Torchiara, nell’entroterra salernitano, anche il fisiologo Sabato Visco, fondatore dell’Istituto nazionale di Scienze della Nutrizione.