Natale marchigiano
Ci avviamo verso un Natale sicuramente diverso, ma sempre e comunque come un momento magico e felice.
Sfortunatamente sarà tuttavia molto difficile poterlo trascorrere lontano da casa, perlomeno fuori dai confini nazionali, per una vacanza sognata e attesa da mesi: l’Italia, se ci si potrà muovere fuori dai propri comuni di residenza, è comunque in grado di proporre mete ineguagliabili, come le Marche ad esempio, regione in grado di offrire borghi tra i più belli d’Italia, da ammirare anche solo con una semplice passeggiata; oppure itinerari nella natura, da percorrere tra boschi e colline dai colori caldi dell’autunno, ma anche, se sarà un inverno nevoso, sciando oppure, per gli amanti della tranquillità e della solitudine, solo ciaspolando. Ma anche, seppure in inverno, lungo la bellissima costa adriatica respirando salubre aria marina.
Se tuttavia le condizioni sanitarie non lo consentissero e fossimo costretti a restarcene a casa, niente paura, le Marche potremmo godercele seduti a tavola, gustando alcuni speciali piatti tipici proposti dalle regione.
E allora, in attesa di avere qualche risposta dai vari comitati tecnici che stanno seguendo per noi la pandemia e che ci daranno qualche indicazione di “libertà”, ecco qualche consiglio su un semplice menù marchigiano, iniziando dal pranzo della Vigilia di Natale.
La tradizione vuole che il 24 dicembre sia, un po’ ovunque, “giorno di magro” e allora perché non cominciare con un piatto di maccheroncini di Campofilone. Potrà sembrare strano dirlo, ma in questo caso la prelibatezza è proprio la pasta, tipicamente marchigiana.
Insignita della denominazione di “indicazione geografica tipica protetta IGP” e quindi prodotta proprio a Campofilone: i maccheroncini si presentano come spaghetti finissimi, lunghi anche sino a 60 centimetri e fatti solo con farina di grano duro e uova.
Sono talmente sottili che volendo si può persino evitare di lessarli, cuocendoli direttamente nel condimento, che sia un semplice sugo di pomodoro, o qualche cosa di più gustoso, tipo un sugo ai funghi, al pesce o al formaggio.
Per gli amanti del pesce, non va dimenticato che la regione Marche è la patria del “brodetto”: nato come piatto povero destinato al riutilizzo degli scarti del pescato, oggi il brodetto di è sviluppato in diverse varianti, basti pensare che quasi ogni città della costa ne custodisce una propria ricetta.
Ma di qualunque o zuppa che dir si voglia, questa non deve mai risultare troppo asciutta, ma anzi deve essere tanto succulenta da poter intingere fette di pane abbrustolito in abbondanza.
Ed ora il piatto principe della Vigilia, la prelibatezza simbolo del capoluogo di regione, Ancona: lo Stoccafisso all’anconitana. Si tratta di un piatto a tal punto radicato nella tradizione culinaria marchigiana che, per tutelarne la ricetta, è nata l’Accademia dello Stoccafisso.
E dalla vigilia, al giorno di Natale, al pranzo del 25, che prevede una carrellata di antipasti, primi, secondi e dolci che permetteranno di gustare appieno le tradizioni delle Marche.
Si parte con le Coppe maritate: si tratta di un piatto semplicissimo, ma davvero gustoso, composto da semplici fette di pane passate nell’uovo e poi fritte. Si possono mangiare calde o fredde, da sole o accompagnate a formaggi e salumi; poi non possono mancare le olive all’ascolana, un involucro croccante e un ripieno saporito di carne contraddistinguono questa prelibata ricetta che si tramanda di generazione in generazione nella provincia di Ascoli Piceno.
Passando ai primi, ecco i Vincisgrassi, una speciale pasta al forno (guai a chiamarla lasagna), composta di vari strati di sfoglie di pasta all’uovo, condita con un ragù di carne mista, arricchito di frattaglie. Alcuni aggiungono la besciamella, altri preparano una pasta fresca aromatizzata con marsala o vino cotto, altri ancora aggiungono le creste di gallo.
E ancora, non possono mancare in tavola i Cappelletti, un piatto davvero tipico del Natale marchigiano da gustare in brodo.
Per il secondo, sicuramente da menzionare, il coniglio in salmì, una ricetta originale a base di coniglio, tonno e peperoni.
E infine, “dulcis in fundo”, appunto, il dolce. Qui c’è davvero da sbizzarrirsi: si possono preparare i Cavallucci di Apiro, dolci di origine contadina a base di sapa, il mosto cotto; il Frustingo, il dolce tipico marchigiano del Natale a base di frutta secca, uvetta e fichi; Lu serpe, tipico in particolare di Falerone, tanto che si dice che la sua ricetta sia stata inventata nel monastero di questo piccolo paese nel fermano.
Infine, il Dolce 3-6-9, tipico della tradizione di Offida, il cui nome curioso deriva dalle dosi che vengono utilizzate per realizzarlo. Necessita di pochi e semplici ingredienti (latte, cacao, farina, zucchero e buccia di limone), ed è molto facile da preparare.