In pugno.
Corrispondenze dall’India
Uber taxi, metro gialla, metro viola e risciò.
Non solo, mi regalo una colazione indiana da urlo. Dolcetti che sono un concentrato di delizia. Malay Mutah e coconut Berfi, impastano un po’ la bocca ma sono la quintessenza della dolcezza indiana.
Ricordate il latte concentrato? Quello che si ciucciava direttamente dal tubetto? Ecco, in versione farinosa.
Due comprati e ben due regalati…. Ridiamo. E non importa se il cappuccino è un po’ moscio.
Vuoi mettere il valzer di sorrisi qui dentro?
Certo la musichetta è sempre quella, tutta uguale, va avanti per ore, giorni, settimane, mesi. Sempre la stessa tiritera, la medesima litania. Tra tamburelli, campanellini, sonagli, vocina suadente, accattivante e una serie indescrivibile di sonorità stordenti.
Dopo i primi venti minuti, in cui non mi hanno levato gli occhi di dosso, ora siamo tutti più rilassati ed io, tra colazione, clacson in lontananza e musica ipnotica mi preparo per scoprire questo mercato. Qui, in teoria, l’apertura è per le 10,30, ma ormai tutti sappiamo, voi lettori compresi, che si fa un po’ ciò che si vuole. Si naviga a vista. Primo scoglio è il tempio o tempietto.
Nei negozi ce n’è sempre uno, quindi l’orario d’apertura ufficiale cozza con l’orario ufficioso. Incenso, due preghiere, doni vari, Ganesh bambino e bla bla bla. Insomma si slitta a non si sa quando.
Per la verità tutto ciò mi scivola addosso. Oggi il buonumore trionfa e i ritardi solo un’opportunità per curiosare qua e là.
Oggi questo Paese io lo amo. Anzi me lo sento in tasca.
Diciamolo, sono euforica, carica d’energia ed entusiasta. Questo bugigattolo di pasticceria mi ricorda il nostro Sud. Le persone socievoli, il calore e l’accoglienza. Il desiderio di condividere prelibatezze e schegge di esistenza. È tutta vita. Tutta maledettamente, incredibilmente vita ed io mi voglio tuffare nella sua essenza. Chiudo gli occhi e ci provo, lascio che sia e mi piace.
Come spesso succede le medaglie hanno due facce, ed oggi, giorno del bicchiere non mezzo pieno, ma stracolmo, questa atavica ed ineluttabile indiana inaffidabilità si trasforma in un incredibile valore aggiunto. Soprattutto se si ha la capacità di sfruttarla a tempo debito. Giocarsela, approfittarne, goderne.
Il quarto d’ora accademico, che qui va dalle due alle quattro ore, diviene un ottimo modo per affrontare vita, impegni, appuntamenti. Tike tike, spalluccia, movimento ondulatorio della testa e via. Chi s’è visto s’è visto. Si va avanti così. Ergo sfrutto il tutto a mio piacimento, me la prendo con molta calma, insomma, diciamolo, mi “indianizzo” di brutto.
È chiaro ormai a tutti che sono ‘resident’ e se non fosse per le mie caratteristiche fisiche passerei inosservata.
Prendo la mia “doggy bag” di dolcetti e mi alzo.
Ah guys che giornata meravigliosa mi aspetta.
Oggi Delhi è in pugno.
Informazioni per zonzolare:
Si chiama Sunder Nagar Market il mercato d’artigianato di cui vi ho parlato.
È facilmente raggiungibile in Metro. La fermata più vicina è Khan Market, {violet line}.
All’uscita dalla metro vi consiglio un risciò, sono circa quattro chilometri a piedi quelli che vi separano dal Sunder Nagar market, ma Delhi è spesso priva di marciapiedi….per cui meglio optare per un mezzo di trasporto.
Vi chiederanno 100 rupie ma 50 è un prezzo equo per entrambi.
Vi segnalo La boutique, negozio con pezzi deliziosi. Poi, in tutta sincerità, il signor Anil, architetto che ha studiato in Italia, è davvero un uomo affascinante, due chiacchiere con lui sono un must do.
{Show-room 20}.