Rovigo, per “Vedere la musica”
Accanto alle storie di tanti screzi tra pittori e musicisti, categorie entrambe connotate – forse – da un ego alquanto marcato, la mostra che Paolo Bolpagni ha proposto a Palazzo Roverella di Rovigo, “Vedere la musica”, con sottotitolo “L’Arte dal Simbolismo alle Avanguardie”, in programma sino al prossimo 4 luglio, mette in luce anche un caso di rispetto e amicizia tra i virtuosi del pennello e quelli del pentagramma.
Tra le diverse storie di questa ricchissima esposizione, emerge la vicenda di un musicista straordinario, il francese Claude Debussy, e del suo ottimo rapporto con alcuni grandi artisti del suo tempo.
Va detto, a onor del vero, che Debussy amava la pittura, purché non fosse quella impressionista, che proprio non gli andava giù. Anche le avanguardie più innovative gli erano poco congeniali. In realtà aveva rispetto e attenzione soltanto per gli artisti simbolisti.
Che amavano e apprezzavano la sua musica.
È per questo che nell’aprile del 1893 Odilon Redon donò a Claude Debussy una propria opera, per esprimergli la sua ammirazione a seguito della prima esecuzione della “Damoiselle élue” nella Salle Érard di Parigi.
Ne ricevette in ringraziamento un breve messaggio e, nel luglio di quell’anno, una dedica autografa su un esemplare della partitura del medesimo poema lirico. Come a dire, uno scambio alla pari.
Ma l’attenzione di Debussy per i pittori è confermata anche dalla sua decisione di comporre proprio la musica per “La damoiselle élue”, il cui testo era stato scritto da Dante Gabriel Rossetti, il famoso poeta e pittore preraffaellita britannico.
Per la copertina dell’edizione a stampa del poema, che ritrae un’eterea fanciulla nella notte stellata (la “damoiselle élue”, appunto, cioè la “damigella eletta”), fu scelto un disegno di Maurice Denis, esponente del gruppo dei Nabis, bellissima opera grafica esposta nella mostra di Rovigo.