Aruba, l’isola caraibica in 5 giorni
Potrebbero anche bastare solo 5 giorni per conoscere l’isola di Aruba e non soltanto le sue straordinarie spiagge e il mare turchese, luoghi ideali per rilassarsi al sole o fare lunghe e salutari passeggiate, ma anche per andare oltre le sue attrazioni turistiche, andando a scoprire l’identita’ autentica dell’isola, la sua storia e il popola che la abita.
Aruba è comodamente raggiungibile dai principali aeroporti italiani con voli KLM via Amsterdam e una volta atterrati, ci vorrà poco ad abituarsi all’atmosfera locale: le temperature calde, la brezza dei Caraibi e una popolazione rilassata e sorridente trasporteranno velocemente l’ospite nel mood caraibico.
Lunga circa 30 km e larga circa 9 km, Aruba è un’isola molto semplice da visitare: sicura e di dimensioni ridotte, per andare alla sua scoperta è sufficiente noleggiare un mezzo – un’auto, un fuoristrada, uno scooter o una bici in base alle vostre preferenze – e vedere l’isola in completa autonomia.
Allora partiamo con il primo giorno. Aruba è caratterizzata da due coste molto differenti tra loro: la costa Sud-Ovest è caraibica, punteggiata da spiagge bianche che affacciano su un mare calmo e turchese, mentre quella Nord-Est è selvaggia e frastagliata e il tour dell’isola non può che iniziare dal lato caraibico, quello sognato da milioni di viaggiatori di tutto il mondo, scoprendo così le spiagge di Eagle Beach, Palm Beach, Hadicurari Beach, Arashi Beach e Malmok Beach
Eagle Beach, più volte nominata tra le spiagge più belle del mondo secondo i viaggiatori di TripAdvisor, è forse la spiaggia più famosa di Aruba: da non perdere una passeggiata lungo questa spiaggia lunga circa 1 km per scoprire lo scorcio che più interessante, senza dimenticare di passare vicino ai fofoti, i due alberi dalla caratteristica forma piegata dal vento ormai simbolo di Aruba.
Subito sopra Eagle Beach si sviluppa Palm Beach, spiaggia dall’atmosfera vivace e dinamica che ospita i Resort e gli alberghi di lusso, così come bar e centri per attività sportive, dove è possibile divertirsi con qualche sport acquatico (SUP o kayak per citarne alcuni), oppure godersi una bibita fresca su uno dei numerosi moli affacciati sul mare.
Una volta visitate le due spiagge più famose, ci si può anche dedicare alla scoperta di quelle meno conosciute (ma non meno spettacolari): salendo lungo la costa verso Nord si trova Hadicurari Beach, nota anche come Fisherman’s Huts grazie alla presenza di piccole capanne un tempo dimora di pescatori e oggi frequentata prevalentemente dagli amanti del windsurf e del kitesurf; Arashi Beach e Malmok Beach, entrambe ideali per lo snorkeling grazie alla vicinanza ad un tratto di scogliera.
Ricordiamo che Aruba è considerata la capitale dei Caraibi dei relitti sommersi: da Palm Beach partono diverse escursioni in catamarano che accompagnano alla scoperta dei principali punti di immersione per ammirare i relitti sommersi (tra cui il famoso mercantile tedesco Antilla, uno dei più grandi relitti ancora intatti dei Caraibi).
Il secondo giorno ci porta invece alla scoperta del lato più selvaggio e incontaminato di Aruba: la Costa Nord-Est: qui, la maggior parte delle strade sono sterrate e pertanto il consiglio è di noleggiare un fuoristrada, o in alternativa usufruire di una delle numerose escursioni organizzate proposte dalle agenzie locali (qui ne trovate alcune).
Partendo dal Faro California, dal quale si può godere di una vista a 360 gradi dell’isola, si scende lungo la costa Nord-Est, caratterizzata da panorami selvaggi e scogliere calcaree a picco sul mare. Lungo le strade sterrate si prosegue verso alcuni dei principali punti di interesse di Aruba, come la Alto Vista Chapel, la prima Chiesa Cattolica Romana dell’isola, le Rovine della miniera d’oro Bushiribana, per alcuni decenni principale fonte di guadagno dell’isola, il ponte naturale Baby Bridge e infine la selvaggia e maestosa Andicuri Beach.
Scendendo ancora lungo la costa troviamo il Parco Nazionale Arikok, che ricopre il 20% della superficie di Aruba ed è caratterizzato da un incredibile e variegato panorama: il Centro Visitatori fornisce informazioni sulla flora e fauna locale e sulle attrazioni all’interno del parco, tra cui la Cunucu Arikok, antica fattoria locale parzialmente restaurata, Conchi, una piscina naturale protetta dalle onde dell’oceano grazie a una barriera di rocce, le grotte Guadirikiri e Fontein che ospitano le incisioni dei primi abitanti di Aruba e alcune tra le spiagge più selvagge dell’isola, come Boca Brins e Dos Playa.
Sulla via del ritorno ci si può concedere uno stop presso le formazioni rocciose di Casibari o di Ayo, vere e proprie meraviglie naturali visitabili percorrendo sentieri e gradini attraverso i massi che consentono ai visitatori di raggiungere la cima per godere di una vista a 360 gradi.
All’interno del Parco Nazionale Arikok sorge anche Boca Keto Beach: si tratta di una baia incontaminata che ospita una roccia che dai locali viene chiamata “Piccola Aruba” in quanto, vista dall’alto, la sagoma assomiglia in maniera sorprendente alla forma dell’isola stessa.
La giornata successiva, la terza, racchiude un mix di spiagge poco affollate, cultura ed esperienze locali: è infatti nella zona Sud dell’isola che è possibile entrare più facilmente in contatto con la vera identità di Aruba. Scendendo lungo la costa si potrebbe iniziare con una fermata a Mangel Halto che stupirà i visitatori offrendo un mare dal colore particolarmente intenso (soprattutto quando il sole è alto nel cielo), su uno sfondo di rigogliose mangrovie, all’interno delle quali si sviluppa parte della spiaggia.
Da qui si può raggiungere San Nicolas, conosciuta come la “Sunrise City”, prima capitale di Aruba e oggi considerata la capitale artistico-culturale dell’isola e il perché è che da qualche anno numerosi street artist di tutto il mondo si ritrovano a San Nicolas in occasione dell’Aruba Art Fair dipingendo i muri di questa cittadina di variopinti e bellissimi murales: aSan Nicolas si trova anche il San Nicolas Community Museum che permetterà di scoprire come si viveva a San Nicolas in passato, alcuni bar storici (imperdibile il Charlie’s Bar con la sua collezione di cimeli da tutto il mondo), gallerie d’arte e negozi di artigianato locale, ma soprattutto si trova un’atmosfera rilassata, autentica e caraibica, molto lontana da quella delle zone più turistiche dell’isola.
Proseguendo verso il punto più a Sud si incontrano altre due meravigliose spiagge, Rodger’s Beach, a cui si accede tramite una scalinata decorata con un mosaico che raffigura la variopinta vita sottomarina dell’isola e Baby Beach, quest’ultima chiamata così in quanto ideale per le famiglie con bimbi piccoli grazie alla sua conformazione, che ricorda quasi una piscina.
A questo punto, si può scegliere se dedicare il pomeriggio alla tintarella, oppure risalire la costa dall’altro lato dell’isola spingendosi fino a Boca Grandi, dove il mare sarà probabilmente meno piatto ma lo spettacolo ugualmente emozionante: questa spiaggia infatti, popolare soprattutto tra i kite e wind surfers grazie alla sua favorevole esposizione al vento, è costeggiata da morbide dune di sabbia bianca.
Risalendo ancora verso Nord, ecco diverse casette affacciate sul mare che dai locali vengono chiamate ranchos: qui, gli arubani vengono a trascorrere i week end o le loro vacanze, per sfuggire alle zone più turistiche e godersi la loro meravigliosa isola in intimità. Nel caso si volesse assaporare un assaggio di cucina (e di cultura) locale, ecco il ristorante Zeerovers, affacciato sul Mar dei Caraibi.
Qui, soprattutto la domenica, i locali si ritrovano per il pranzo, gustando il delizioso pesce fresco appena pescato e venduto al kg e cucinato direttamente sul posto (insieme, ovviamente, ad una Birra Balashi, la birra tipica di Aruba). Si mangia su un molo affacciato direttamente sul mare con vista sulle barchette dei pescatori.
Per scoprire un po’ della storia di Aruba oggi, il quarto giorno è possibile dedicare la giornata alla scoperta della sua capitale, Oranjestad, graziosa cittadina le cui vie sono costeggiate da edifici storici, monumenti, case dalla colorata architettura coloniale olandese e case tradizionali “cunucu”.
È possibile visitare il centro città a piedi (sono stati recentemente installati dei pannelli informativi di fronte ai principali monumenti storici di Oranjestad), magari partecipando ad uno dei walking tour organizzati da Aruba Downtown Walking Tours.
Tra i principali punti di interesse del centro di Oranjestad la Town Hall, maestosa villa storica dove oggi si svolgono i matrimoni civili; la Casa Rosada, l’antica casa di un mercante costruita nel 1904 e il Fort Zoutman, l’edificio più antico dell’isola che oggi ospita il Museo di Storia di Aruba.
Per chi volesse scoprire ancora di più sulla storia di Aruba, il Museo Archeologico, situato all’interno di un complesso di edifici storici restaurati, documenta e racconta l’esistenza delle prime popolazioni di Aruba in maniera interattiva, moderna e affascinante. A Oranjestad da non perdere uno stop presso Aruba Made, un luogo dove assaggiare specialità arubane o acquistare artigianato locale, oppure all’Aruba Experience Cafe – Patisserie per godersi un caffè accompagnato da una fetta di bolo preto (torta locale) all’interno di una delle case storiche di Aruba.
Al pomeriggio ci si può dedicare alla scoperta di un altro importante lato della storia di Aruba, l’aloe, di cui l’isola fu uno dei più importanti produttori ed esportatori nel mondo già all’inizio del 20esimo secolo.
Il Museo e fabbrica di Aloe di Aruba, situato a Hato proprio di fianco a una piantagione di aloe ampia 150 ettari di proprietà del Museo stesso, permetterà agli ospiti di imparare la storia della pianta di aloe-vera grazie a un tour della fabbrica e dei terreni (il museo è anche il luogo ideale per rifornirsi di creme solari o acquistare qualche souvenir da portare a casa!).
Sulla via del ritorno, da non perdere Wilhelmina Straat: sempre più ristoranti scelgono questa via per aprire la loro attività che offre un’atmosfera più tranquilla e local rispetto a Palm Beach.
Tra i tanti, la Distilleria Pepe Margo per gli appassionati di gin e rum; oppure Taste my Aruba che offre cucina tradizionale all’interno del cortile di un’antica casa arubana e il Wilhelmina Aruba, menù “a la carte” di altissima qualità.
Ed eccoci al quinto giorno. Che siate amanti dello sport, che siate in viaggio con i vostri bimbi, che vogliate scoprire qualcosa in più su Aruba sostenibile, l’isola ha ancora tanto da offrire: ci si potrebbe svegliare all’alba per salire la scalinata che porta a una delle due “cime” più alte di Aruba (quasi 200m!), il monte Hooiberg, e da lì ammirare il sole sorgere sull’isola, magari in compagnia di una capretta selvatica. Oppure visitare la Riserva delle Farfalle o il Santuario degli Asini, attrattiva nata per celebrare quello che fino alla fine dell’800 era il principale mezzo di trasporto degli abitanti di Aruba; ma anche concedersi una lezione di yoga in spiaggia, oppure a un altro sport come il golf, l’equitazione, il SUP, la mountain bike o il beach tennis.
Oppure, ci si potrebbe semplicemente dedicare al relax, regalandosi un massaggio in una spa o godendersi ancora un giorno di relax sulle meravigliose spiagge bianche di Aruba.
Perché alla fine, si sa, questo è il principale motivo per cui si visita l’Isola più felice dei Caraibi.